martedì 4 novembre 2008

L'ilare serietà.

Roma, 3 Novembre 2008


A seguito della odierna seduta del CNSU (organo nazionale della rappresentanza studentesca presso il Miur) in cui è stato votato a maggioranza in un aula semideserta (con 12 rappresentanti su 30) un documento in cui si condannano le mobilitazioni degli studenti universitari contro la legge 133/08 e i tagli al sistema universitario nazionale:


I consiglieri del gruppo Udu -Studenti di Sinistra – Studenti Democratici (Costantino, Colacillo, Di Credico, Esposto, Mereu, Motti, Paterna, Piccoli) e il rappresentante della componente dottorandi (Mauriello) ritengono che:

- nonostante avessimo sin da Luglio chiesto di avviare una discussione sul Dl 122, convertito in legge n. 133, non sia accettabile che solo ora il CNSU abbia deciso di esprimersi in merito “scavalcando” il movimento degli studenti ed ignorando le sue richieste in modo assolutamente ambiguo;

- con l’approvazione di questo documento la maggioranza del CNSU si è dimostrata non rappresentativa degli studenti universitari e completamente slegata dalla realtà studentesca;

- il movimento che è nato in queste settimane e che coinvolge tutte le componenti del mondo accademico non può essere etichettato come “lesivo della libertà di tutti” , cosi come definito dal documento approvato dal CNSU, ma anzi è portatore di una istanza di rinnovamento dal basso del sistema universitario e di difesa dell’università pubblica;

- come consiglieri abbiamo chiesto l’abrogazione delle parti relative all’Università e alla Ricerca presenti nella legge 133 e l’apertura di un confronto con gli organi di rappresentanza universitaria legittimamente costituiti e mai convocati. Le nostre richieste di modifica del documento del CNSU sono state respinte da una sorda maggioranza di soli 12 consiglieri;


PERTANTO I CONSIGLIERI:

annunciano la propria adesione allo Sciopero Generale dell’Università del 14 Novembre e comunicano che, in forma di protesta, parteciperanno al corteo imbavagliati e proseguiranno sui territori un lavoro di informazione e appoggio alle mobilitazioni degli Atenei.




I consiglieri del Gruppo Udu – Studenti di Sinistra – Studenti Democratici
Il rappresentante dei Dottorandi al Cnsu

sabato 28 giugno 2008

LE FONDAZIONI DI TREMONTI: LA PRIVATIZZAZIONE STRISCIANTE DELL'UNIVERSITA'.

Pubblico molto volentieri un documento del Rettore de L'Aquila, Ferdinando di Orio, che fa a mio avviso un analisi molto attenta e puntale, con le dovute considerazioni, di cosa significa la presenza di fondazioni private dentro il mondo universitario.


"Non riesco proprio a trovare motivi di entusiasmo nella possibilita' chel'art. 16 del decreto legge sugli interventi urgenti per l'economia concede agli Atenei di trasformarsi in fondazioni di diritto privato. Anzi, per dirla tutta, sono molto preoccupato. Ancora una volta, infatti, si fa leva strumentalmente su un luogo comune ideologico - la concorrenza tra Atenei quale fattore di sviluppo - per giustificare una trasformazione privatistica del sistema universitario, per il momento lasciata alla libera iniziativa degli Atenei, che coincide di fatto con la liberalizzazione degli assetti istituzionali dell'Universita' italiana.


In quella che e' stata definita una riforma "soft", nel senso che offre "un'opportunita' a chi la vorra' cogliere senza caricare di alcun obbligo tutti gli altri", in realta' si cela il rischio concreto dell'implosione del sistema universitario in una serie di sottosistemi paralleli, lasciatia se' stessi in una sorta di darwinismo culturale e finanziario, che e' illusorio possa riuscire a garantire il pieno svolgimento della mission pubblica che il dettato costituzionale affida all'Universita'.


La possibilita' di una trasformazione privatistica degli Atenei e' stata inoltre interpretata come la logica conseguenza della declinazione intermini operativi delle categorie di autonomia e responsabilita' istituzionale dell'Universita'. E' questa una posizione pericolosa, che deriva da una interpretazione non corretta della dimensione istituzionale dell'autonomia universitaria, che e' innanzitutto autonomia dell'Universita' e poi e' autonomia delle Universita'.


Proprio l'unitarieta' istituzionale, infatti, garantisce l'autonomia dell'Universita', nella sua sostanziale indipendenza e autorevolezza nei confronti dell'esecutivo (di ogni colore politico), delle altre istituzioni, delle organizzazioni imprenditoriali e sociali, dell'opinione pubblica, del Paese nella sua globalita'.


E' difficile, se non utopistico, pensare che una serie istituzionalmente multiforme di Atenei possa riuscire a proporsi come interlocutore forte ed autonomo nei confronti del mondo della politica - che ha dimostrato in questi anni di non volere comprendere i problemi dell'Universita' - o di quello dell'economia - che oggi sembra troppo interessato a marcare differenze all'interno del sistema universitario, forse per poter gestire da posizioni di forza rapporti privilegiati ed elettivi sulla base di esclusivi interessi finanziari.


Non e' un caso, allora, che l'art.16 del decreto legge riprenda sostanzialmente la posizione di Confindustria, quando chiede di attribuirealle Universita' poteri decisionali in materia di: assunzione di nuovi docenti; fissazione delle remunerazioni e determinazione degli obblighi dei docenti, ricercatori e del personale non docente; curriculum degli studi, rette di frequenza, dimensionamento e criteri di ammissione degli studentia ogni livello.


Anche l'attribuzione dei fondi pubblici alle Universita' in forma concorrenziale determinerebbe una ulteriore discriminazione tra Atenei, che gia' oggi presentano situazioni economico-finanziarie molto diversificate, mettendo a rischio di sopravvivenza soprattutto i piccoli Atenei e quelli del Mezzogiorno che, al contrario, meriterebbero un piano strategico di finanziamenti ad essi espressamente dedicati.


Cio' che certifica, a mio avviso, la qualita' del sistemaformazione/ricerca/sviluppo di un paese non e' la presenza di pochi Atenei eccellenti, ma piuttosto la sua capacita' "media" di essere competitivo trai paesi a sviluppo avanzato.


Se e' vero che i singoli Atenei italiani non sono ai vertici delle classifiche internazionali, e' anche vero tuttavia che il nostro paese hauna buona collocazione in Europa e nel mondo come numero delle pubblicazioni e soprattutto come numero di pubblicazioni per ricercatore. Sono solo alcune evidenze che dimostrano che la ricerca nel nostro paese, che si svolge sostanzialmente all'interno delle Universita', e' competitivaa livello internazionale, soprattutto in considerazione delle poche risorse investite in generale (il 40% in meno rispetto alla media EU-25 come spesain R&D in % del PIL) e in particolare dalle imprese (l'Italia e' alterz'ultimo posto dei paesi OCSE, con appena il 39.7% di investimento inR&D finanziato dalle imprese a fronte di una media dell'EU-25 del 54.2%).


Queste evidenze dovrebbero spingere a non rinunciare pregiudizialmente allo sforzo di tenere tutto il sistema universitario all'interno diun'unica prospettiva di sviluppo, sottoposta logicamente a chiari e trasparenti meccanismi valutativi. E' illusorio pensare che, puntando solo
su pochi Atenei di qualita' liberi e liberati da ogni "imposizione nazionale", si possa davvero superare il vero dramma del nostro paese, rappresentato dalla differenza crescente tra Nord e Sud. Se si prende, infatti, un dato di sintesi di vari indicatori dell'innovazione, si constata una perdita del Sud rispetto al Nord, dal 2003 al 2006, del 30%.


Il vero problema del nostro sistema universitario e' legato, a mio avviso,alla carenza di risorse finanziarie e di personale. Invece di aumentarle,il Governo decide di ridurre il fondo di finanziamento ordinario di 500 milioni di euro in tre anni e di consentire per il triennio 2009-2011 la copertura solo del 20% dei pensionamenti, mentre gli scatti di anzianita' biennali dei docenti universitari diventeranno triennali dal primo gennaio 2009, pur mantenendo lo stesso importo…"






Ferdinando di Orio
Rettore dell'Universita' degli Studi dell'Aquila

lunedì 23 giugno 2008

Ricorso collettivo medicina. Il Tar del Lazio accoglie le tesi dell’UDU

Il Tar del Lazio accoglie le tesi dell’Udu e dichiara che il test d’ingresso per la facoltà di Medicina svoltosi a settembre andava annullato. Dichiara quindi che non condivide il parere dell’Avvocatura dello Stato che aveva portato a settembre a non annullare il test e a ritenerlo valido solo sulla base di 78 domande, affermando, come da noi sempre sostenuto, che gli errori presenti nei quesiti hanno determinato uno spreco di tempo e di concentrazione da parte dei candidati.

Per questo annulla i due avvisi che hanno eliminato le domande 71 e 79 e il cosiddetto decreto “blocca ricorsi UdU”. Annulla quindi anche gli atti del Miur con cui sono stati resi esecutivi i quesiti. Infine annulla la procedura concorsuale della prova di Medicina svoltasi a Roma alla Sapienza.

Il Tar del Lazio si esprime poi coerentemente alle richieste dell’Udu anche riguardo all’operato della commissione di esperti che doveva redigere il test d’ammissione, dichiarando una grave ed insanabile illegittimità l’aver omesso la redazione dei verbali e la distruzione dei file e dei documenti cartacei. Inoltre in accordo con quanto sostenuto dall'Avvocato dell'UDU Michele Bonetti, il Tar del Lazio riconosce che oltre alle due domande che erano state annullate dal Miur erano presenti all’interno del test ulteriori quesiti che o non riportavano risposte corrette, o non era opportuno venissero inserite nel test sostenendo che, anche in questo caso ribadendo quanto già sostenuto dall’Udu, le modalità della procedura selettiva non sono state idonee ad individuare gli studenti più versati nello studio della medicina. È infine il Tar stesso a suggerire al legislatore di dotare il sistema italiano di un modello funzionalmente più equo ed efficace, auspicando la possibilità di iniziative anche di livello legislativo.

Per tutti questi motivi l’Unione degli Universitari ritiene indispensabile un intervento urgente da parte del Ministro, chiedendo che vengano tutelati gli studenti ammessi tramite il test d’ingresso di quest’anno, che sono a nostro parere studenti universitari a tutti gli effetti, e chiedendo che vengano tutelati gli interessi degli studenti e dei ricorrenti che hanno visto negati, come conferma questa sentenza, i più basilari principi di diritto allo studio