Ecco cosa scrive il giornalista Alessandro Braga su Il Manifesto del 12 Agosto.
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CARUSO GIOCA D'ANTICIPO E SI AUTOSOSPENDE
Il deputato no global lascia temporaneamente il gruppo Prc «per porre fine al linciaggio». Treu: «Non mi basta»
Due righe. Secche, essenziali: «In attesa della riunione a settembre del gruppo parlamentare, mi autosospendo dal gruppo di Rifondazione comunista-sinistra europea». Così Francesco Caruso cerca di smorzare le polemiche che gli sono piovute addosso dopo che tre giorni fa aveva definito «assassini» Marco Biagi e Tiziano Treu per le loro leggi sulla precarietà e la riorganizzazione del mondo del lavoro.Aveva già provato a chiedere scusa, cercando di spiegare le ragioni di quelle parole, «devastanti», come le aveva definite lui stesso. Ma non era bastato a frenare le polemiche. E allora, «nella speranza di mettere fine al linciaggio politico» a cui è sottoposto, la decisione di autosospendersi. «Una scelta individuale e personale che ho preso senza consultare nessuno», precisa immediatamente. Versione confermata anche dal capogruppo alla camera di Rifondazione comunista Gennaro Migliore, uno dei più duri nel commentare la sparata del deputato no-global («parole indegne», le aveva definite) che, pur apprezzando il gesto di ieri, considerato «un segno di rispetto prima di tutto nei confronti del suo gruppo, che aveva messo in difficoltà», mantiene il suo «giudizio critico» su Caruso e le sue affermazioni, e ribadisce che la permanenza o meno nel gruppo del Prc sarà decisa a settembre. Ma solo «perché in queste settimane l'attività parlamentare è ferma. Se fossimo stati al lavoro normalmente la decisione si sarebbe presa immediatamente».In ogni caso, l'autosospensione di Caruso toglie almeno in parte dall'imbarazzo Rifondazione comunista, che in questi giorni era stata messa sotto accusa non solo dall'opposizione, ma anche dagli stessi alleati di centrosinistra. Soprattutto nell'ottica di depotenziare la manifestazione del 20 ottobre contro la precarietà. Lo stesso Tiziano Treu, commentando la decisione di Caruso, parla di «una prima misura minima, che però non basta», e si aspetta gesti «più politicamente significativi, soprattutto da Rifondazione». Non dice esplicitamente che i ministri della sinistra alternativa non dovrebbero scendere in piazza, come fa l'Italia dei valori, ma definisce un «segnale politico non buono nell'alleanza» i «continui attacchi fatti all'attuale protocollo e alla mia legge». Manifestazione che, in ogni caso, si farà. Lo precisa Giovanni Russo Spena, presidente dei senatori del Prc, che considera le parole di chi, come Gavino Angius, ha dichiarato che non parteciperà alla manifestazione per non sfilare accanto a Caruso, «del tutto fuori luogo e fortemente sospette di strumentalità». Intanto la destra compatta insiste nel chiedere le dimissioni immediate del deputato no-global. Ma a queste richieste Caruso contrattacca deciso: «Lo farò solo nel momento in cui si degneranno di farlo i 25 parlamentari condannati in via definitiva non per reati di opinione, ma per aver intascato tangenti, corrotto, rubato e abusato del proprio ruolo istituzionale».
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Ora, mi sento di fare qualche piccola considerazione in merito alla faccenda. Dunque, il deputato Caruso siede nei banchi parlamentari della Camera. Lavora quindi nelle istituzioni, riconosce le istituzioni ma rivendica la sua appartenenza ai movimenti disobbedienti. Stanco dell'ennesima occasione mancata del governo di rivedere il mercato del lavoro nell'ottica di risolvere il problema della precarietà, se ne esce dicendo che Treu e Biagi sono stati degli assassini.
Fermo restando che la Legge 30/03 è una estremizzazione della concezione del mercato del lavoro che aveva in mente Biagi, che la il pacchetto Treu è sostanzialmente diverso dalla L.30, e che la Legge 30 resta comunque una porcata che riconosciamo tutti come tale, caro Francesco Caruso, tu sei entrato volutamente dentro le logiche politiche dei piani più alti delle istituzioni italiane, tra l'altro con l'intenzione di rappresentare movimenti che tutto hanno fuorchè l'intenzione di entrare dentro queste logiche che tristemente determinano il governo di un Paese (lo dico con un sincero rispetto verso i movimenti disobbedienti che hanno una chiara linea politica e di mobilitazione che ritengo condivisibile perchè seria e forte espressione di una parte del popolo), quindi riconoscendo le istituzioni stesse. Come ti salta in mente di mettere in imbarazzo un partito, di cui sei rappresentante, che è rimasto uno dei soli due a rivendicare ancora i diritti dei lavoratori precari (che così non difendi di certo) e che sta cercando tramite queste inevitabili logiche politiche (che evidentemente non conosci nonostante ci vivi dentro) di tirare la giacchetta al Governo per ottenere qualcosa in questo senso?
Mi auguro che tu rifletta se il tuo modo di fare politica sia adatto agli ambienti in cui ti trovi , o se non sia meglio tornare nella piazza con i disobbedienti da cui evidentemente hai tanto ancora da imparare.